[Gli Insegnamenti del Viaggio – 3]

Tre Città: Londra, Dublino, Belfast


Il viaggio di quest’anno mi ha portato in tre città diverse. Non è la prima volta che faccio un itinerario che mi porta in più luoghi, ma quest’anno, mentre le visitavo, ho notato che le caratteristiche di queste città erano omologhe e molto particolari, mi hanno dato alcuni spunti molto interessanti.
Ai miei lettori dico che sono tutte e tre “capitali usurpate”: Mi spiego: nessuna delle tre è la vera capitale – cuore del paese.
Vabbé, mi direte voi, capiamo che Belfast è una capitale “arripizzata” per la regione irlandese che rimane ancora fedele alla Gran Bretagna, ma come fai a dirlo per Dublino e, soprattutto, per Londra?
Sedetevi, mettetevi comodi, tenete a portata il vostro bel boccale di birra (o il calice del vino) e qualche spizzico, che racconto e vi spiego…
Una Capitale o città capitale non è un posto scelto a caso. Nel sito devono essere presenti varie di doti, dal più classico valore strategico alle caratteristiche del terreno tra cui la presenza d’acqua (che può avere doti particolari) e la percezione di “energie” - linee, spirali, incroci e nodi - che contraddistinguono il luogo stesso.
Nelle città del Mondo tali caratteristiche sono state individuate sin dai tempi più antichi, mantenendosi nei millenni. Se vogliamo prendere alcuni esempi in Italia, peculiarità diverse, ma sempre soddisfacenti queste premesse, le troviamo a Palermo, capitale della Sicilia, a Ascoli, capitale dei Piceni (rimanendo nell’esempio, Ascoli e Palermo hanno delle caratteristiche territoriali ed energetiche “omologhe”). E, ovviamente, a Roma.
Di Londra, Dublino, Belfast adesso ne segnalo un importante punto in comune: tutte e tre le città si trovano sulle rive di un fiume (il Tamigi, il Liffey a Dublino, il Farset a Belfast), e all’inizio i loro abitati si trovavano su una sponda sola. Erano tutte e tre porti fluviali, anche se Belfast si sviluppò come tale assai tardi. Il guado (impossibile a Londra, il ponte fu una realizzazione fondamentale costruita subito dai romani) contribuiva alla loro importanza e il nome originale degli insediamenti infatti lo sottolinea:
- “Londra”, attraverso vari passaggi, deriva dal pre-celtico “(p)lowonida ” che significa “fiume troppo largo per guadarlo”;
- Dublino si chiamava in origine “Baile Atha Cliath”, ovvero “città del guado degli steccati;
- Belfast invece “Feirste”, ovvero “Guado Sabbioso”.
Vediamo Londra.
L’antica Britannia pre-romana, Albione, era una terra divisa nei domini di numerose tribù celtiche, ognuna delle quali aveva il suo centro specifico con le caratteristiche citate. Se dobbiamo attribuire un particolare valore ad un punto particolare, gli studi e l’evidenza possono porre nella zona di Stonenge ed Avebury il ruolo di “centro” comune di quei popoli (l’isola di Mona, territorio sacro dei druidi, era una locazione troppo “riservata” per essere un riferimento per “tutti”).
Londra fu fondata dai Romani nel 43 aC, in un posto che aveva delle caratteristiche strategiche ed era un buon porto adatto al commercio. Mancava, secondo quanto si sa fino a questo momento, ogni caratteristica “sacrale”, che potrà sembrare di minor conto oggi, ma che invece è fondamentale nella costruzione di una città. Infatti, nella progressiva decadenza dell’Impero Romano, Londra fu abbandonata e decadde. Sempre per motivi commerciali e strategici fu ripopolata dagli invasori anglosassoni tra il VI e il VII secolo.
Il punto che potrebbe riportare piena dignità a Londra è il mito di Bran il Benedetto. Questo è un antico Re gaelico che non si sa con precisione in quale tempo collocare. Si racconta di lui nel ciclo di storie gallesi contenute nella raccolta chiamata “Mabinogion”. Questa raccolta fu messa in forma scritta nel 1300, ma le tradizioni orali riportate sono antichissime, ancestrali (più che millenarie).
Raccomandandovi la lettura del Mabinogion vi riporto solo il fatto che interessa in questo scritto. Ferito a morte in una acre battaglia, Bran chiese di essere decapitato ai suoi parenti ed amici. La sua testa decollata continuò a vivere per numerosi anni compiendo miracoli (questo è un tema ricorrente nei miti celtici e poi assorbito da “santi” cristiani come Donnino ed altri). Quando arrivò il tempo di congedarsi, Bran chiese che la testa fosse seppellita in cima ad un colle (il testo dice vicino Londra) con lo sguardo rivolto verso la Francia per proteggere il paese dalle invasioni.
Secondo alcuni interpreti del testo la collina si chiamava White Hill e, secondo alcuni, corrisponderebbe all’attuale sito dove sorge la Torre di Londra, con le sue leggende sui corvi che sarebbero proprio un riferimento all’antico Re, dato che “Bran” significa in gaelico anche “corvo”. Altri parlano di Notthing Hill.

Questo è l’unico punto che “potrebbe” dare una sacralità alla città. Però il testo fu trascritto in un periodo dove Londra aveva preso la sua importanza e collocare lì il sito della testa può essere un adattamento. Ricordiamo che ai presumibili tempi di Bran le invasioni potevano venire da parte degli irlandesi (Ovest – ricordiamo che Bran viene colpito proprio in Irlanda combattendo contro gli irlandesi) o, considerando un tempo più tardo, dagli anglosassoni, che però venivano da Est. Le capitali di allora erano più dalla zona del Galles. Lo sguardo rivolto verso Sud poteva contrastare solo l’invasione romana, ma siamo in periodi storici diversi (O…no?).
Comunque, come vedete, anche questa eventuale pretesa sacrale è molto debole.
Poi, Londra è bruciata più volte, poi bombardata, rimanendone piuttosto distrutta. Camminando per le sue vie è raro trovare un punto in cui sentire il legame ininterrotto col passato (quest’anno sono andato proprio a scovarne un paio ancora abbastanza significativi, ma ne parlerò un’altra volta).
Così c’è questa “mancanza di segno” che io sento. Certo, è una grande città con molte cose interessanti. Ma manca questo “segno” che, personalmente, ritengo di grande importanza e sempre ricerco e apprezzo.
Passiamo a Dublino.

Dublino è una città molto più piccola e, come Londra, praticamente è stata ricostruita di sana pianta negli ultimi due/tre secoli. Trovo che ci si sta bene, tempo atmosferico a parte (praticamente piove, poi piove… e dopo? Piove!). Non moltissime cose da vedere, di conseguenza.
In realtà, nell’Irlanda storica, prima che gli inglesi se ne impadronissero, il territorio era frazionato in molti regni, ognuno una sua capitale-centro religioso. Tra tutti questi centri il più importante era Teamhair o Tara, una lunga collina posta all’interno, a una quarantina di chilometri e a nord est di Dublino. Lì risiedeva l’Ard-Ri, il Re dei Re d’Irlanda, sin dai tempi remoti dei Tuatha de Danan, gli dei e popolo fatato, usanza continuata nei giorni dei Figli di Miled, i Gaeli. Lì, oltre l’Alto Re stavano i Fianna, il corpo di guerrieri d'élite protettori dell’isola. Lì, ancora, si trova la Lia Fáil, la “Pietra del Destino” (ma di questo parleremo più estesamente in un altro scritto).
Dublino è un altro sito che si sviluppò per il commercio, essendo in posizione ottimale per le necessità degli invasori vichinghi prima e degli inglesi poi. La lunga lotta degli irlandesi per l’indipendenza, realizzatasi infine solo nel XX secolo, è una tale memoria per loro che occupa in pratica tutta la loro attenzione, dimenticando quanto narra la grande, bellissima epica che è invece la loro piena eredità, che oggi occhieggia solo un poco dalle pagine del “Book of Kells”.
Una parentesi, che riprenderò in un altro articolo-riflessione. I miti irlandesi sono fortemente pagani e comunque molto radicati. Di conseguenza furono avversati dai santi evangelizzatori che cercarono di sradicarli introducendo la colonizzazione del Cristianesimo. Tale operazione non funzionò molto bene dato che si sviluppò in Irlanda e Gran Bretagna una versione della religione molto particolare, il Cristianesimo Celtico, tra l’altro con un forte connotato di indipendenza dalla “Cattedra di Pietro”. Questa cultura di fondo e sentimento di indipendenza può essere ben notato nel Ciclo del Graal e della Tavola Rotonda prima, e nello scisma di Enrico VII dopo.
Da notare che fu il cristianesimo celtico che San Colombano portò tra i Longobardi costruendo l’importantissimo centro monastico di Bobbio.
Torniamo a Dublino. Il dominio inglese è stato ben più pesante di quello che noi attribuiamo agli spagnoli e agli austriaci, che comunque hanno rispettato la nostra storia, hanno riconosciuto dignità alla gente, promosso lo sviluppo (la decadenza del Sud nella fine del Settecento e nell’Ottocento è da attribuirsi massicciamente ai Borboni di Napoli). Invece gli irlandesi erano considerati dagli inglesi come zotici cretini semi primitivi, controllati da leggi vessatorie e punitive, repressi con violenza.
Di conseguenza, pur avendo un forte sentimento identitario, gli irlandesi hanno potuto respirare a pieni polmoni solo da poco tempo, così hanno soprattutto una forte memoria delle lotte per l’indipendenza dell’Ottocento e del Novecento (un po’ noi con il Risorgimento). Di conseguenza non si sono ancora ben rivolti indietro a riconnettersi al loro passato. Una connessione che è vitale ed è una necessità che anche noi stiamo perdendo, seppelliti dalla volgarità, dal non-identitarismo e dal consumismo.

L’ultima tappa è stata Belfast.
E’ una città medio-piccola. E’ la più recente delle tre, dato che si è sviluppata in poco tempo da un misero e piccolo villaggio di pescatori grazie alla coltivazione del lino e della conseguente
produzione di tessuti iniziata nel Settecento. Poi, nell’Ottocento si svilupparono i cantieri navali, che provocarono lo scoppio dell’espansione urbana. Questi cantieri furono quelli che realizzarono il Titanic e la gemella Olympic.

Dato che queste due espansioni industriali furono realizzate con l’afflusso massiccio di manodopera estera, si può capire il “come e perché” la città e la sua zona siano meno legati all’idea della “nazione unita” rispetto al resto del paese.
Anche qui non si può parlare di città-cuore. La capitale antica dell’Ulaid, antico nome dell’Ulster, era Emain Macha. Questo luogo è ad una sessantina di chilometri a est, vicino il centro di Armagh. Come a Tara ci sono delle colline con dei fossati e tumuli, ricordo della sede dei “Guerrieri del Ramo Rosso”.
Alcune teorie materialiste predicano che sono le persone a stabilire il luogo. Non è vero, perché devono esserci contemporaneamente delle altre condizioni, e il semplice mercato non basta. Che siano energie o presenze, sono fondamentali per la “completezza”.
E l’eredità è una ricchezza, soprattutto quella dell’identità e cultura accumulata dalle generazioni.

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