Uno Studio BUDŌ KENKYUKAI

I Santuari di Kashima e Katori, Dei e Spade, famiglie, discendenze e note storiche.

Seconda Parte: Katori Jingū e il Katori no Tachi

(Prima Parte: Kashima e il Kashima no Tachipubblicata il 21/06/2023)


Il Santuario di Katori

Mentre il Santuario di Kashima si trova all’interno di un bosco posto in pianura, il Santuario di Katori è sul lato di una boscosa collinetta chiamata Kameyama [亀甲山 - Montagna Dorso di Tartaruga - è da notare che la tartaruga è considerata un animale augurale per la longevità e per la forma del suo carapace che, secondo gli antichi orientali, riproduceva quella del cosmo. Per questo venivano prodotti vaticini attraverso una particolare procedura usando i gusci].

La collina del Santuario da Est-Sud- Est

Anche qui parliamo di un sito ritenuto sacro sin dalla più remota antichità, con dei segni che evidenziavano i punti più santi, su cui, progressivamente, furono costruiti edifici o lasciate semplicemente delle segnalazioni.

Il controllo del Santuario e dei suoi possedimenti era affidato ad un Katori no Muraji [香取連] o “Clan Katori”, che si proclamava discendente di Naemasu no Mikoto [苗益命], dichiarato figlio di Futsu-nushi no Mikoto, personaggio testimoniato nel periodo di regno dell’imperatore Bidatsu (fine Sesto Secolo dC).

Le fonti dicono ancora che un discendente di questi, Toyosa Noboru [豊佐登], ai tempi dell’imperatore Monmu (fine VII secolo) guidava il culto al Santuario. Anche quest’ultimo si proclamava “Katori no Mikoto”.

In seguito, un altro discendente chiamato Gōyakushima adottò un Nakatomi, Ōnakatomi Kiyonobu, che ne divenne il successore nella conduzione dell’istituzione. Gli Ōnakatomi mantennero il controllo del Santuario di Katori come di quello di Kashima, a loro volta controllati dall’altro ramo ramo più importante della famiglia, quello denominato Fujiwara.

Verso la fine del periodo Kamakura (1185/1333) e con l’inizio di quello Muromachi (1336/1573) il clan Chiba, un ramo dei Kanmu-Taira, acquistò maggior potere radunando sotto il suo potere le provincie di Awa, Kazusa e Shimōsa. All’interno di quest’ultima si trova il Santuario di Katori. Assumendo il controllo del territorio, il clan Chiba volle acquisire influenza sull'importante Katori Jingū sia per motivi di prestigio religioso che strategici, dato che da lì si controllava una principale via di passaggio e commercio da e verso il Nord. Inoltre altre cose di importanza strategica ed economica erano la pescosissima distesa d’acqua lì adiacente detta “Mare di Katori” e le sabbie ferrose delle rive adiacenti, essenziali per la produzione dell’acciaio autoctono. I Chiba in contrasto con i Ōnakatomi posero dei loro Samurai, tra cui gli Iizasa, a parziale controllo della struttura e del territorio.

Gli Iizasa formavano un ramo cadetto degli stessi Chiba, entrambi avevano cambiato il cognome adottando quello del luogo dove si erano stabiliti (usanza detta “Myōden”). I primi, nel borgo di Iizasa possedevano un anche castello. Questo abitato sorge tuttora alla confluenza di alcune valli e vie di comunicazione nel territorio, vi è la casa ancestrale degli Iizasa e un tempio buddhista costruito da Iizasa Ienao sensei.

L'abitato di Iizasa e il Tempio Jikufu-ji

Vi è notizia che gli Iizasa erano “Hafuribe” del Santuario e conoscevano la forma ancestrale del “Katori no Tachi”. Gli “Hafuribe” erano i guardiani dei santuari, incaricati di missioni di guardiania, scorta dei tributi da e verso la Corte Imperiale, esorcismi, emissione di alcuni tipi di vaticini e compiti di polizia locale. Le “Quattro Famiglie” di Kashima erano, appunto Hafuribe.

Data la scarsa mobilità in certi ruoli trasmessi per eredità, c’è da pensare che gli Iizasa si imparentarono con una famiglia-guardiana precedente, magari secondo il costume dell’adozione così come è regolato in Giappone sin dall’antichità. Divennero una delle “Quattro Famiglie Guardiane”. Il numero di quattro è un dato fisso, dovuto ad antichissime usanze già presenti nell’animismo nazionale, poi confermate dal Taoismo e dal credo buddhista. Ogni guardiano dei quattro protegge un territorio o una istituzione contro gli attacchi che provengono dalla direzione cardinale ad essi assegnata.

Al momento non sappiamo quali fossero le altre tre famiglie-guardiane e che ruolo avevano o assunsero nei riguardi del Katori no Tachi.

Oggi il Santuario ospita solo le strutture della religione Shintō all’interno del suo territorio. Nei tempi, con la diffusione del buddhismo in Giappone, non era così. Accanto le aule dello Shintō erano presenti tre templi buddhisti, detti detti “Jingū-ji” (santuario-tempio). Il sincretismo tra shintōismo e buddhismo era esercitato qui e in altri luoghi come Kashima e le fonti riportano che venne chiamato “Shintō Ryū”.

Questo è importante perché tutta la struttura del Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū è culturalmente e praticamente fondata su questo sincretismo e i principi filosofici, di azione, e tecnici, ne sono permeati.

Questi templi si chiamavano Kongōho-ji, Tokozan Sō-ji e Shinpuku-ji. Il primo era il più vicino alle strutture Shintō ma indipendente e fu chiuso nei giorni di contrasto al buddhismo post Restaurazione Meiji. Il secondo aderiva allo Shingon della setta Chizan e fu poi trasferito a Sawara, il terzo, costruito da Iizasa Ienao sensei, esiste ancora appena fuori dal recinto del Santuario. Uno dei primi due doveva essere la struttura posta presso il Romon del Santuario dove Iizasa sensei pregava di notte Bishamoten e Marishiten. Sappiamo appunto che due strutture erano dedicate a Bishamoten-Myōken e a Marishiten-Kannon.

Il Romon


Queste strutture buddhiste furono cancellate nel periodo dello Shinbutsu Bunri, la separazione tra Shintō e Buddhismo voluta da vari uomini politici dopo la restaurazione Meiji.
Ne seguì l’Haibutsu Kishaku, la persecuzione del Buddhismo. Essendo i due Santuari di Kashima e di Katori molto legati alla famiglia imperiale, il purismo che si generò in quei tempi comportò la distruzione totale delle strutture buddhiste nei terreni dei due complessi religiosi. Si salvò lo Shinpuku-ji perché era esterno al recinto del Santuario.

Questo è un peccato, perché si persero manufatti di valore storico e culturale, legati alle scuole di Bujutsu. Sappiamo che il tempio Kanpuku-ji [観福寺] a Makino, città di Katori [香取市牧野] conserva quattro importanti statue di bronzo di divinità buddhiste che prima erano ospitate presso i due templi buddhisti vicini al santuario di Katori. Questo tempio Kanpuku-ji è molto antico ed era patrocinato dal clan Chiba di Shimōsa, è di confessione Shingon della setta Buzan e vi viene venerata la divinità buddhista Kannon.

Torniamo al Santuario. Come già abbiamo scritto nella prima parte di questo saggio, un Santuario Shintō non solo è una struttura puntuale, ma consta di numerosi e vari edifici e “punti sacri” diffusi nel suo territorio e, a volte, anche fuori del “recinto” che esiste oggi. Anche semplicemente consultando una piantina o guardando la zona su Google Earth è possibile rendersene facilmente conto.


Iizasa sensei

Ritirandosi dalla politica e prendendo dimora nel terreno del Santuario, dove aveva avuto delle cariche importanti, Iizasa Ienao sensei prese dimora in una una magione, che costruì allora o che già esisteva a sua disposizione come guardiano e reggente del Santuario. Va considerato che, anche se si era ritirato dalle sue cariche feudali, Iizasa Ienao sensei era un uomo ricco, aveva un seguito di servitori ed attendenti e diversi cavalli. Questa magione si trovava tra il complesso dell’attuale Romon, dove c’era un tempio buddhista, la pietra Kanameishi, e l’Okunomiya, il piccolo santuario dove è presente l’Aramitama del Dio di Katori, il suo aspetto selvaggio e distruttivo. Questo particolare punto del complesso è chiamato “Umekiyama”, la “Collina dei Prugni”. La pratica di Iizasa Ienao sensei, dei suoi allievi e dei suoi discendenti aveva anche lo scopo di soddisfare e placare lo spirito distruttivo del Dio.

L’attuale casa della famiglia Iizasa si trova in un altro luogo, più vicino al tempio Shinpuku-ji. E’ probabile che Morisada Iizasa sensei, che costruì l’attuale Honbu Dōjō e la casa annessa, si dovette spostare dal sito originario appunto per le regole entrate in auge dallo Shinbutsu Bunri.

E’ anche pensabile che il primo Dōjō non fosse altro che una semplice spianata posta davanti alla veranda della casa di Iizasa Ienao sensei e che solo in seguito vennero edificate strutture coperte.

Iizasa Ienao sensei ricevette l’illuminazione al Santuario di Katori al termine di una ascesi di mille giorni, fatti di preghiere e allenamento. Iizasa sensei era già un guerriero famoso e considerato un maestro dell’Arte della Spada, ma questa bravura non sembrava a lui stesso “assoluta”, ma piuttosto legata a fattori contingenti, non si riteneva in grado di dominare con ineluttabile sicurezza lo scontro né di riuscire ad indirizzare una situazione di conflitto verso una risoluzione ideale.

Considerando l’ambiente storico e le note sulla biografia, la formazione di Iizasa Ienao sensei era composta da diversi elementi: l’istruzione familiare che poteva comprendere aspetti del Katori no Tachi e del Kashima no Tachi, a cui si era aggiunta l’opera di un maestro chiamato Kabuto Gyōbu Shōho. L’addestramento del guerriero, come vassallo del clan Chiba, il feudatario della regione, doveva comprendere anche tecniche della “Spada dei Chiba”, che faceva riferimento alla Divinità della Stella Polare e dell’Orsa Maggiore, l’Hokushin. Ma, nonostante la sua potenza come guerriero, nello svolgersi dei fatti storici il clan Chiba era stato sconfitto e distrutto. Così il guerriero Iizasa Ienao cadde in una crisi e cercò nella divinità la risposta alle sue domande.

L’inizio del percorso di ascesi di Iizasa Ienao sensei fu causato anche dal noto episodio del cavallo. Si cita una sorgente sacra all’interno del territorio del Santuario. Questa sorgente costituisce uno dei punti importanti per la storia della scuola di Spada.

Abbiamo poche pagine scritte in modo accessibile che descrivono a linee molto grandi la vita di Iizasa sensei e i fatti del suo tempo. Esistono vari studi pubblici redatti da studiosi giapponesi, ma al momento non sono disponibili in un linguaggio occidentale. Di questi testi alcuni sono documenti originali della scuola, rotoli di grande contenuto storico e culturale, traslati nel linguaggio giapponese corrente. Questo lavoro è stato compiuto dagli uffici di sovraintendenza ai Beni Culturali della Prefettura di Chiba. Ho trovato delle citazioni in inglese di alcuni brani di questi testi in pubblicazioni e in articoli, sono dei materiali che permettono di fare anche ipotesi di studio e ricerca.


La Trasmissione divina

Le prime citazioni sono contenute in un articolo, per il resto un po’ confuso, che cerca di stabilire quali fossero le “Sette Scuole di Kenjutsu del Kantō” secondo una tradizione “popolare”. Trattando il Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū si fa riferimento ad un rotolo, chiamato “On Heihō Hijutsu-den” [恩兵法秘術伝] o l’“Obbligo dell’Arte Segreta della Strategia”. Il testo descrive la necessità di “seguire la Legge” per pacificare “Ashihara” (il “Paese delle Canne”, un nome poetico del Giappone). Come si può notare, unisce concetti Shintō e l’idea buddhista del “Dharma”, la Legge. E’ attribuito al sesto Sōke della scuola, Iizasa Morishige [飯篠盛繁] e narra circa il percorso d’ascesi di Iizasa Ienao sensei, l’apparizione del Dio e la rivelazione de “L’Arte Segreta degli Dei [御神の秘術] dal grande dio Tenshinshō [天真正 – lett. Tradizione Diretta degli Dei] in grado di riportare la giustizia nel Paese. E’ un’Arte che viene trasmessa attraverso lo “Shin”, il Cuore-Mente/Anima, dal Dio all’adepto. Secondo l’articolo il rotolo parla sia di questa trasmissione immateriale come della consegna di un Libro che conteneva i principi dell’Arte della Spada. Il testo riportato è il seguente:

...è mia volontà ottenere l'essenza dell’Heihō nel suo duplice aspetto di antico e profondo. Pertanto, dopo mille giorni l'antenato, Iizasa Iga no Kami Ienao, Nyūdō Chōisai, grazie la venerazione a Katori Ōkami, raggiunse la luna piena, e le due divinità del Cielo e della Terra, così yin e yang discendono dai cieli nel centro. Sotto forma di Tenshinsei, cioè Shinpen Doji, è inviato a Chōisai... Sei stato con noi per 1.000 giorni e la tua ambizione è stata soddisfatta. Per favore avvicinati... Sulla cima di un vecchio susino, il Dio ha dato un volume del libro dell'arte della spada, e ora eseguiamo questo insegnamento...

[la traduzione è un po’ incerta, ma abbastanza corretta]

Sull’insegnamento è più dettagliato un testo più tardo, tradotto anch’esso dall’ufficio di Chiba. Questo è scritto dal sedicesimo Sōke, Iizasa Morishige (ci furono tre Morishige nella genealogia, questo è il celebre Kan-rokusai, XVI Sōke). Il titolo è “Katori Shiryo Shintō Ryū Kongen-no-shō” riporta riferimenti circa l’Arte Divina, l’ancestrale esorcismo delle Divinità Celesti e la trasmissione a Iizasa Ienao sensei. Ne sono riportati alcuni brani nell’ultimo libro di Ōtake Risuke sensei: “Heihō – Strategy and Art of Peace”. Il testo dice che i segreti degli Dei sono contenuti nei principi di Itsutsu, Nanatsu, Kasumi e Hakka, legati alla Ame-no-Totsuka no Tsurugi (Augusta Spada del Cielo di Dieci Spanne).

Il riferimento sarebbe ad una Spada Celeste di altissimo rango, quella di Izanagi. Il sangue di Katsuguchi, Dio del Fuoco, che ne gocciolò dall’elsa, generò Takemikazuchi no Kami stesso. Secondo questo testo, è la Ame-no-Totsuka-no-Tsurugi, non la Futsu-no-Mitama-no-Ken l’arma che effettuò l’esorcismo primordiale. Due Spade differenti. La Futsu-no-Mitama-no-Ken fu poi fatta avere a Jinmu Tennō per aiutarlo a conquistare il paese, ed è conservata al Santuario di Isonokami a Nara, mentre è presente un’antichissima copia a Kashima. L’ Ame-no-Totsuka-no-Tsurugi invece è rimasta nella “Alta Pianura del Cielo”. Uno Tsurugi è una lama a due tagli che assomiglia alla spada occidentale del medioevo e, secondo il mito era la Spada di Izanaghi, mentre la Futsu-Tama è una spada diritta ad un solo taglio (Chokutō). Pensateci bene, cambiano un po’ di cose secondo questa fonte della tradizione.

Secondo sempre questo testo, l’esorcismo viene eseguito applicando i principi di Itsutsu, Nanatsu, Kasumi e Hakka, non semplicemente con la sequenza di tagli descritta nei testi di Kashima. Il Sōke Iizasa Morishige nel suo scritto fa riferimento ad una fonte più antica, un altro rotolo chiamato “Grande Pergamena del Drago” (Ryu-no-Maki). Sempre secondo il testo, Futsu-nushi no Mikoto esegue una prima volta il rito nella regione d’Izumo, a Ovest, Takemikazushi qui svolge un ruolo secondario. Comunque, secondo questo scritto e considerando quanto riportato nei testi antichi Ko Ji Ki e Nihon Shoki, si può dire che in questa impresa i due dei crearono sia l’Arte delle Spada che le Arti a mani nude. Il rotolo identifica Futsu-nushi no Kami con la divinità Hokushin Myōken, Dio del Nord e della Stella Polare, Asse Cosmico. E’ da notare come l’autore sottolinei l’origine celeste di Futsu-nushi no Kami, facendo un paragone con Takemikazushi, generato sulla terra dal sangue del Dio Katsuguchi che scorreva sulla lama della Totsuka-no-Tsurugi.

La citazione del testo è la seguente:

...Attraverso una visione divina, Marishiten insegnò a Futsunushi-no-Kami le tattiche di Itsutsu (Cinque Cose Nascoste/Ospitate), Nanatsu (Sette Cose Nascoste/Ospitate), Kasumi (Riunione delle Divinità) e Hakka (Le Otto Divinità), comparendo con una pergamena sulla strategia e con la Ame-no-Totsuka-no-Tsurugi (la Augusta Spada del Cielo di Dieci Spanne). La divinità possedeva metodi celesti trasmessi per l’esorcismo dei demoni. Sguainò l'Ame-no-Totsuka-no-Tsurugi e cominciò a purificare l'ambiente circostante con l’augusta spada attraverso le azioni di Itsutsu, Nanatsu, Kasumi e Hakka, scacciando tutti i demoni. Questo è contenuto nella "Grande Pergamena del Drago"...

Ora, il brano è un esempio di sincretismo tra buddhismo e Shintō, con l’immagine che le “divinità” buddhiste avessero uno status superiore e quelle shintōiste rappresentassero dei loro avatar o messageri. Secondo il testo l’esorcismo compiuto dalla divinità Futsu-nushi (e non Takemikazuchi) è un po’ più complesso di quello descritto (vedi il saggio precedente dedicato a Kashima) nei testi di Kashima. Però questo punto lo esaminiamo più avanti. Dobbiamo considerare prima un altro esorcismo compiuto in precedenza, sempre secondo questo rotolo. Si tratta di una storia che concorda con l’antico testo (VIII secolo) dell’Izumo no Kuni Fudoki.

Prima di attaccare tutti gli “Dei Selvaggi” che popolano il “Paese della Piana delle Canne” rendendo impossibile viverci per gli esseri umani, Futsu-nushi e Takemikazuchi (nel testo è specificato che l’origine celeste di Futsu-nushi è superiore a quella “terrestre” di Takemikazuchi e che Futsu-nushi era il capo incaricato della missione sulla Terra) dovevano ottenere la “resa” della principale divinità terrestre, Ōnamuchi no Kami.

Questi risiedeva ad Izumo, una provincia a Nord-Ovest del Kansai. Vedendo arrivare i due Dei Celesti, Ōnamuchi no Kami ebbe paura e si rinchiuse dentro un “ottuplice recinto” creato con il suo potere divino. Il testo dice, allora: “...Futsu-nushi-no-Kami poi tracciò delle linee orizzontali e verticali per formare una griglia, pronunciando le parole incantate "Abira Unken" in tutte le direzioni, e senza sforzo aprì l’augusto cancello...”

Questo tipo di esorcismo è diverso dall’altro, perché viene descritta un rituale simile a quello del Jūji-kiri, un sistema complesso e potente che ha origini ancestrali nelle filosofie e religioni degli elementi e delle direzioni come il Taoismo.

Le parole “Abira Unken” sono le iniziali di un mantra del buddhismo Shingon, rivolto a Dainichi Nyorai, il Buddha Cosmico. Siamo di fronte ad un incantesimo complesso, energico e per questo è necessaria la presenza della Ame-no-Totsuka-no-Tsurugi, la Spada Celeste più potente. Il testo dice che dopo il Jūji-kiri e il mantra, Futsu-nushi usò: “… le forme Itsutsu, Nanatsu, Kasumi e Hakka trasmesse da Marishiten, poi abbassò la Totsuka-no-Tsurugi giù piantandola a terra, e disse ad Ōnamuchi-no-Kami che intendeva portare ordine nel paese dei demoni ribelli e disumani di Ashihara, e trasformarlo in Nakatsukuni, il Mondo dell'Uomo...

L’operazione ebbe successo e Ōnamuchi-no-Kami si sottomise ritirandosi dalla Terra. Così Futsu-nushi no Kami e Takemikazuchi no Kami si trasferirono ad Est e compirono il secondo rito già descritto.

Sono elementi da considerare: I “numeri” (Itsutsu: Cinque; Nanatsu: Sette) fanno riferimento a principi universali che sono contenuti nel Taoismo e nello Shintō. Kasumi e Hakka fanno riferimento agli Dei. Prima di addentrarci in interpretazioni conviene leggere cosa dice il rotolo circa l’incontro tra il Dio e Iizasa Ienao sensei.

Il Kongen-no-shō introduce il fondatore della nostra tradizione, Iizasa Chōisai:

...così, passati molti giorni, mesi e anni dall'età degli dèi, non giungeva nessuno degno di governare la terra e ricevere la trasmissione di questa arte guerriera divina. Come un raggio di luce, apparve Iizasa Iga-no-Kami Chōi del dominio di Shimōsa, residente nel castello di Yamazaki a Ōzaki, Katori, con uno stipendio di 100.000 koku. Dopo essere stata usata per soggiogare la terra, questa antica arte guerriera dell'età degli dèi è stata per molti anni senza un erede. E poi apparve Iizasa Chōisai. Ogni giorno all'ora del Bue, Ienao si avvicinava alle divinità, e prima di iniziare a salmodiare le preghiere e di offrire suppliche alle divinità purificava le sue mani, prima di entrare nel santuario per cantare il Rokkon Shōjō-no-Harai, Nakatomi-no-Harai, harai a varie divinità Katori, e il Sutra per Marishiten. Ha pregato per mille volte ogni notte. All'ora della Tigre, Ienao si recava al Bishamonden e cantava il Bishamon Sutra, non omettendo mai di offrire preghiere mille volte, dopo di che si riposava per qualche tempo, e all'alba si disponeva in adorazione davanti a Katori Jingū. Al calar della notte, si dedicava alle arti guerriere ai piedi di un prugno. Con questo, Chōisai sama si avvicinò a Futsunushi-no-Kami, e naturalmente formulò la tradizione attraverso la comunione con la divinità. Poiché praticava ai piedi di un albero di prugne, fu chiamata Bokuden-ryū (tradizione trasmessa dagli alberi), e trasmesso al secondo figlio di Chōisai, Sanjō-no-Kami Morinao. Sanjō-no-Kami risiedette in Kashima e diffuse la tradizione come Kashima Shintō-ryū...”

Secondo questo scritto, di conseguenza, la “Spada di Kashima” (o almeno una parte di essa) sarebbe stata una derivazione della “Spada di Iizasa Ienao”. Il primogenito del Maestro e secondo Sōke del Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū fu Iizasa Wakasa no Kami Morichika. Il secondogenito, è possibile, forse entrò in adozione come genero di una famiglia dei guardiani di Kashima, forse gli Yoshikawa. Molti forse, ma il dato è interessante.

Il rotolo dice ancora: “...La divinità ha detto: "Chōisai, hai adorato al mio santuario mille volte in molti giorni, ti sei disciplinato qui ogni notte, e sei stato virtuoso. Ti concedo il tuo desiderio. Porta qui la tua spada di legno". Così Futsu-nushi no Kami entrò in comunione con Iizasa sensei e gli trasmise l’Heihō: “...La divinità così gli insegnò Itsutsu, Nanatsu, Kasumi, e Hakka; le tecniche segrete della augusta spada Mitsu, Yotsu; Naginata; In, Sha, Hotsu; Fūha, Enpi; Ganseki, così come Yari, Nanatsu, Hakka, Shichijō; Yari, Naginata, e le 21 Forme del bastone - Shintō Komabiki In-no-Bō; Nunobiki-no-Yō. Infatti, nei tempi antichi, quando mille cavalli vennero portati in Giappone e attraversarono dalla terra dell'India, vennero condotti in Giappone utilizzando questa arte del bastone. Questo dovrebbe essere diffuso come Shintō Komabiki-no-Bō...”

Esaminiamo gli “insegnamenti”, che si originano in Marshiten - Futsu-nushi no Kami e da questi passati a Iizasa sensei.

Marishiten o Marici in Giappone è una Dea guerriera, patrona dei guerrieri Bushi che si battono per la giusta causa. E’ una entità molto considerata nel buddhismo Shingon, ed è presente in diverse procedure nelle discipline esoteriche delle scuole dei Santuari. Un esempio è la formula del Keppan, il giuramento d’ammissione, del Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū. La devozione a Marishiten impegna il guerriero a svolgere la sua azione a beneficio degli altri, praticare la compassione e raggiungere il controllo di sé. Una nota: Marishiten può concedere al guerriero una “opacità” sul campo di battaglia, rendendo arduo per il nemico percepirlo o comprendere la sua azione.

Di Futsu-nushi no Kami abbiamo già parlato in altri articoli. Ricordo che “Futsu” è considerato un onomatopeico, che riproduce il sibilo della spada che taglia.

Veniamo ai “principi”, all’ Heihō trasmesso tra le divinità e da queste a Iizasa Ieneo sensei.

Nel suo testo “Kōgen no shō”, il Sōke Iizasa Morishige attribuisce le sue indicazioni ad una fonte più antica, l’altro rotolo chiamato “Grande Pergamena del Drago” (Ryu-no-Maki). Ora questo è il rotolo (o uno dei…) “passato” dalla divinità a Iizasa Ieneo o, se si vuole una forma più “terrestre”, scritto dallo stesso Iizasa Ienao immediatamente dopo l’illuminazione e la visione mistica, poi gelosamente conservato dai suoi discendenti.

La prima citazione dice che i principi trasmessi tra Dio e Dio e poi usati per la “pacificazione” del paese sono quattro: Itsutsu, Nanatsu, Kasumi e Hakka. Secondo la traduzione interna riportata sopra, i significati sono, per Itsutsu [五津] e Nanatsu [七津], rispettivamente di cinque e sette cose nascoste o ospitate; Kasumi [神集] indica una riunione di divinità, e Hakka [八神] rappresenta Otto Dei. Secondo uno scritto di Ōtake sensei, anche Itsutsu e Nanatsu fanno implicito riferimento ad un numero pari di divinità e al potere del numero stesso. Il riferimento a “Cinque” potrebbe essere rivolto alle divinità delle cinque forze elementari in continua mutazione (Legno, Terra, Fuoco, Metallo e Acqua), mentre il “Sette” alle divinità rappresentate dalle sette stelle dell’Orsa Maggiore; “Kasumi” rappresenta la forza nascente dall’unione delle divinità precedenti e anche un riferimento al fatto che il Guerriero benedetto da Marshiten per la sua rettitudine e misericordia “sfugge” ai sensi del nemico (la capacità di prevederne l’azione) “come se non fosse visibile”, “Hakka” fa riferimento agli “Otto Dei” rappresentati dal Ba ji o Hakkyoku.

Le scuole di Kashima fanno simili riferimenti nei loro principi, in cui sono indicati gli Otto Dei (Divinità dello Shintō) delle otto direzioni cardinali, associati ad un nono, il Dio del Centro (Myōken o l’Asse Polare?), e a cinque azioni-principi della Spada.

Altre riflessioni: nel libro dei maestri Sugino e Itō viene elencato come “segreto” Hakka riportando gli ideogrammi [八箇] che appaiono riferiti all’ Hakka no Naginata e non all’Hakka no Tachi [invece 八神]. Il secondo Kanji [] normalmente è un suffisso “contatore” che si applica ai numeri.

Andiamo avanti nel Kogen no Shō. Nel “passaggio” dell’Heihō tra la divinità e Iizasa Ienao il rotolo elenca altri principi che si aggiungono a questi primi quattro.

I primi elencati, riferendoci sempre al catalogo della scuola, appartengono in successione ai nomi della seconda serie dei Kata-Kajō di Spada, la serie Gokyō che, dal suo stesso nome, fa esplicito riferimento ai Cinque Elementi/Forze [五行] in continua interagenza. Elencati nello stesso ordine del programma, ecco Mitsu [三津] e Yotsu [四津], che hanno una categoria di significato simile a quello dei precedenti Itsutsu e Nanatsu. In questo caso gli Dei del “Tre” e del “Quattro”, un riferimento potrebbe essere anche il concetto potenziale di “Trigramma” e delle sue combinazioni, mentre il quattro può riferirsi alle pari combinazioni binarie di Yin (In in giapponese) e Yang (Yō in giapponese). Lo In [] è la forza passiva, femminile e lunare; Sha [] porta al concetto di “Suteru”, vale a dire lasciar cadere ogni sensazione egoistica nell’eseguire la tecnica fino al completo sacrificio (Sutemi Waza); Hotsu [] oggi significa “partire, divulgare”. Può essere un inizio, ma penso che sono necessari altri approfondimenti.

Fūha [風葉] fa riferimento alla “guardia” di partenza del terzo Kata/Kajō di Ryotō (Isononami no Tachi – Fūha no Kurai). Ricordo che “Kurai” ha il significato di “Sigillo” e indica un significato simbolico e mistico della posizione. Il significato dovrebbe essere “Vento tra le Foglie” e ha diversi richiami con diverse tradizioni marziali. Vento e Foglia, a loro volta, esaminati da singolo, fanno riferimento a forze elementali e agli Dei che ad esse sovraintendono.

Enpi [燕飛] é il nome del primo Kata della seconda serie di Naginata. “Rondine Volante”. La rondine vola in un modo bizzarro, pieno di cambiamenti improvvisi e angolari di linea. Diverse tecniche di armi di varie scuole fanno riferimento a questa capacità.

Di “Ganseki” [forse 岩石 – roccia-collinetta] al momento non possiamo fare alcuna ipotesi.

Shichijō” [七條] fa riferimento alla terza serie di Kata/Kajō di Spada e alla seconda serie di Naginata. Letteralmente è “Settima Strada” o “Sette Rami”. Normalmente è associata a “Gokui” [極意] che significa “mistero, segreto, essenza”.

Infine, per i due ultimi riferimenti rivolti al Bō, anche qui ci sono pochi elementi. Va ricordato che il Kantō era il posto dove esisteva il più antico esercizio dell’allevamento dei cavalli e del loro uso per la guerra.

Come ho accennato nell’articolo precedente, penso che un genio del Bugei come Iizasa Ienao, un guerriero che aveva avuto numerose esperienze sul campo, che aveva viaggiato per il paese conoscendo numerose realtà delle scuole marziali, una persona colta, addentro nello studio dello Shintō, del Buddhismo Shingon, del Taoismo, dotata di grande intuizione, comunione con la Natura e umanità, sia la figura ideale per illustrare quanto può essere contenuto nella completa “materia” di un’Arte Marziale, quello che è chiamato Heihō. All’interno della tecnica, attraverso l’addestramento supportato da esperienze e dai “consigli” personali e segreti suggeriti dal maestro, l’allievo riesce a raggiungere una percezione e “lettura” della realtà tale da permettergli di capire i movimenti delle Cinque Energie che causano i fatti e poter in un qualche modo prevenirli o risolverli nel migliore dei modi. Sempre attraverso gli stessi passaggi “leggere” il cuore dell’avversario di fronte e comprenderlo come “uomo” e non semplicemente come “nemico”. Questo sana il conflitto piuttosto che alimentarlo o rendere obbligata una soluzione violenta. Fermo restando che “riportare l’armonia secondo la “Via degli Dei” o la Legge, è sempre e comunque il fine ineluttabile.

Giungiamo alla conclusione di questa esposizione. Come potete vedere i punti oscuri sono diversi. E, in parte, è giusto così. Ma sostengo che lo studente di una Scuola Antica di Bujutsu quando questo studio diventa una parte essenziale di se stesso e agisce come athanor nella sua trasmutazione, quando lo stesso si apre ad insegnare a nuovi adepti i passi da lui già compiuti nella Scuola, con il permesso degli Anziani, DEVE ampliare la sua percezione e la sua cultura, capire i “Sei Livelli di Lettura” dei Kihon e dei Kata. Questo comporta l’addentrarsi nella cultura originale e, a differenza da quanto sostengono altri studiosi, io dico che questo è possibile e fattibile anche da un occidentale che appartiene ad un’altra cultura, soprattutto facendo riferimento alle identità di base di molti principi, sempre presenti.

Il Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū è un sistema completo, che è presente contemporaneamente nei “Tre Mondi” del Fisico, Mentale, Spirituale in ognuno dei suoi aspetti. Mondi che agiscono in modo indissolubile tra di loro. Lo studio, come in tutte le cose del Mondo può e deve essere aiutato cercando e trovando riferimenti e fonti anche apparentemente o effettivamente estranee, partendo dalle scuole apparentate, continuando con le discendenti, in un movimento che ricorda i cerchi sull’acqua, che si allontanano ma poi tornano verso il centro originale.

Le tecniche apparentemente “fisiche” con le armi o le mani nude portano nel loro interno insegnamenti e letture del Mondo, permettendo di comprendere i principi filosofici, e le altre materie, diciamo “teoriche”, anche se non è completamente corretto, aiutano a interpretare secondo le leggi della Natura quanto è scritto nei Kajō.

Chiudiamo con una ulteriore citazione del Kogen-no-Shō: “...coloro che si sforzavano di migliorare sé stessi attraverso lo studio e le arti guerriere sono stati accettati come studenti da Iga-no-Kami ...” perché "L'arte della guerra è l'arte della pace" e "Chi prevale sul suo avversario senza usare la forza è superiore a chi colpisce il suo avversario".

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