Sulle Fini e sugli Inizi

Riflessione sulla Cultura da molti dimenticata.


Consapevolezza e Sapere rendono fieri e liberi

Ed ecco arriva (e passa) il Capodanno giulio-gregoriano con tutti i suoi botti, le apparenze e le verità celate.


Si sa che nella Storia e nell’Arte, di conseguenza nella civiltà-non-civiltà odierna, c’è stata una perdita progressiva e in parte voluta del Centro, così che oggi giriamo su noi stessi senza punti di riferimento, senza sapere perché, trascurando le cose importanti per la “adorazione del superficiale”.

Noi dobbiamo sapere di più, ma la scuola non insegna, sia per incapacità sia per volontà cosciente, le conoscenze che possono dare il senso della “Cultura Nazionale”, di comunicare l’identità dei luoghi e delle genti. Di conseguenza devono essere usati tutti i mezzi a disposizione a propagandare questa “Cultura e Identità perduta”.

Quella vera, non come quella dei neoborbonici che sono peggio dei terrapiattisti.

Le nostre origini, noi siamo i popoli che erano un popolo, ogni gente con i loro dei, i loro miti, i loro eroi, i costumi. Per cose che ancora non sappiamo, necessità o messaggio divino, in più ondate, questi popoli partirono dall’Urheimat primordiale verso Ovest e verso Sud. Gli Dei stessi viaggiarono con loro nella più antica migrazione, finché trovarono i posti dove gli auguri, gli animali guida, i segni della terra, dell’acqua, delle rocce, gli dissero di fermarsi e risiedere. E lì, ad aspettarli, i “daimon” dei luoghi.

Sono storie grandi, che noi portiamo inciso in quell’inconscio collettivo di gens, di popolo, di razza. Le radici che ci fanno crescere sani e forti, frondosi come la quercia e l’olivo, sapienti di ciò che fummo e dei destini che ci furono sussurrati dagli oracoli e dai responsi.

Dobbiamo conoscere gli Dei di ogni nostro popolo, che una volta camminavano tra loro, i Lari, i Kami di ogni terra, delle Fonti, delle Rocce, degli Alberi, dei Luoghi Sacri dei nostri padri; dobbiamo conoscere gli eroi antichi che protessero nella buona e nella avversa sorte il loro popolo: Dei ed eroi quelli in comune e gli altri più intimi, “familiari”.

E conoscendo queste cose dobbiamo avere cura dei luoghi sacri, del patrimonio scritto e in quello non scritto delle antiche tradizioni, averle care, perché il non conoscere ci rende alienati, senza dignità né radici, foglie morte nel vento perverso di chi vuole decidere il nostro destino.

Dalle origini poi costruire la conoscenza e la consapevolezza con la nostra storia nei secoli, della Vera Europa dei Popoli e nelle Patrie, e della Terra Nostra. In questo ambito dobbiamo capire chi ha impedito che diventassimo nazione negli albori del Medioevo, e il crogiolo della grandezza che comunque ci è proprio, dobbiamo riconoscere chi è riuscito a creare almeno delle “nazioni parziali”, la loro storia e quante volte sono state tradite.

Liguri, Boi, Senoni, Veneti, Osci, Latini, Etruschi, Sabini, Sanniti, Piceni, Sardi, Sicani, Morgeti, Siculi, Bruzi, Apuli, Umbri, Camuni… Tanti popoli apparentemente, ma in definitiva una origine, un popolo, una nazione.

 


La “Festa” era il momento di “accordarsi” col Ritmo delle Cose

Il Calendario proclama il primo giorno di Gennaio come inizio dell’anno. Ma va ricercata la radice per capire i fatti, cosa fare e cosa pensare, e come collocarsi nel flusso. Non solamente accettare come dato di fatto per conformismo, e subire gli eventi in modo supino e passivo, senza sapere, senza capire. Non ripetere sbagliando.

Lo studio e il sapere qualificano la vita, ci rendono consci e fanno vivere al meglio. Più vado avanti, più vorrei sapere, e vorrei che sempre più altri camminassero con me.

Vediamo di spendere altre parole, cercando di creare un progetto di Accordo, un accordo che metta in armonia le vibrazioni, la musica di ciascuno con le energie e la Musica della Natura, una musica suonata dall’Alba del Tempo e forse prima ancora, che forma le cose e determina il loro destino.

[Come diceva il saggio Ōtake sensei, le energie elementali che formano le Cose esistono e “funzionano” da sempre. La scienza, “scienza ignorante ma dominante”, può ignorarle, ma loro continueranno ad agire con le loro Leggi, a funzionare e gestire le Cose finché i Tempi stessi dureranno]

Torniamo al Calendario, ed esaminiamo il fenomeno astronomico e culturale del Solstizio d’Inverno.

Il 21 Dicembre il Sole percorre la sua traiettoria più corta, è il giorno più breve dell’anno, la Morte della Luce. Da lì ci sono tre giorni di apparente stasi, poi la traiettoria si sposta e la Luce aumenta progressivamente nella sua permanenza. Rinasce.

È un momento importante, le energie ruotano e si esprimono lentamente secondo polarità diverse. Dall’Alba più remota dei i tempi in popoli scandirono la vita secondo i quattro fatti astronomici periodici, la cui regolarità era costante, e definivano il tempo da lì. Il tempo delle azioni degli uomini.

Queste quattro date erano l’occasione di rimettersi in accordo con i grandi cicli cosmici, i passi degli Dei. Le feste, le cerimonie, i riti servivano, e dovrebbero servire anche oggi, a realizzare questo nuovo e ritrovato accordo, azzerare le disarmonie tra Uomo e Sfera, consentendo il recupero dell’armonia.

Oggi non c’è più questo, perché la festa è stata alterata e si è perso il rito, il senso delle cose, per lasciare solo l’aspetto più esteriore, l’edonismo e l’avidità imperanti, mescolati a un falso buonismo esteriore e vuoto.

Per questo gli uomini sono sempre più slegati e si muovono in discordanza, aumentando il loro malessere, vivendo male e peggiorando ancora, man mano che aumenta la loro discordanze coi ritmi.

La festa d’inverno era questa, il Rito Solare e Maschile del ritrovato accordo e della fecondazione della Vita. Non lo era il Capodanno, la data post-solstiziale assunta in seguito che era un evento amministrativo, non “Sacro”. Il vero Capodanno mistico era legato ai cicli lunari, alle Lune Piene e alle Lune Nuove, l’aspetto femminile della Natura, e secondo i vari costumi e le civiltà, veniva celebrato in base alla percezione locale della Primavera.

Occorre ritrovare questo modo di “accordarsi”, abbassare il consumismo e capire quello che si fa e dove si agisce. La Festa del Solstizio, qualsiasi sia il Credo o non ci sia affatto un credo, serve in modo assoluto, con le altre scadenze, a ritrovare il Posto e il Passo nella Natura.

 


La Cultura è nata con l’uomo ed è una sua necessità innata.

Bisogna capire una cosa, occorre dire una cosa, e dirla forte. La gente si illude con l’elettronica e le varie pinzillacchere di oggi. L’uomo, la sua intelligenza è attiva da sempre: tra l’Uomo del Neolitico e quello di oggi cambiano i mezzi ma non le capacità intellettive, e così è sempre stato DA SEMPRE. Gli ignoranti sono forse più oggi che agli altri tempi, compresi quei “Secoli Bui” che bui non furono affatto.

E in questi tempi passati il Tempo veniva “sentito” oltre che intelletto. Bisogno tornare alla nostra Essenza reale e non-reale.

I Calendari del passato forse erano soggetti a errori, ma cercavano di interpretare il tempo attraverso Cielo e terra, e a seguire i Ritmi. Se pensiamo al primo calendario dei romani, attribuito a Romolo, abbiamo proprio una informazione su questi legami.

I mesi erano dieci, più un periodo senza scansione, dopo il solstizio d’inverno, un tempo in cui si sentiva il caos e dove non si riusciva a dargli un formato. Giorni senza un’indicazione…

Venne poi il Re Sacerdote, Numa Pompilio, e ascoltò le voci degli Dei e riuscì a dare una disciplina a questi mesi, attribuendo al “Pater”, a Ianus, il primo mese dopo i giorni del solstizio. Poi veniva Febbraio, il mese della Purificazione prima del Capodanno Lunare.

Ecco, chi conosce veramente Ianus e ne capisce il ruolo e l’essere? È un Dio italico, nostro, ancestrale, comune in varie forme nei popoli della penisola e delle isole, profondo e autorevole. Ci sono molte divinità dei nostri molti popoli ancestrali, ma popolo per popolo la maggior parte sono versioni degli Dei primordiali della gente dell’Urheimat. È nostro dovere conoscerli, e anche se sono velati dall’oblio a cui vorrebbero relegarli, ancora esistono camuffati da Santi e Sante del Calendario cristiano.

Giano, Giove, Dagda, Odino, Zeus, Voltumna, Adrano, sono i “Padri”, e accanto a loro le “Madri”, i “Guerrieri”, le “Vergini”. Le radici dell’Europa sono loro, e il martello che ci ha forgiati, la Ruota dove è stata modellata la creta, la carne da cui è stata generata la carne, il soffio che l’ha animata.

Giano è un Dio dimenticato e sottovalutato. È il padre primordiale, colui che esisteva prima che gli elementi-energie si scindessero dall’ “esistere senza essere” e formassero il Cosmo, distinguendosi in modo sempre più dettagliato nelle Diecimila Cose. È colui che ha assistito all’Inizio e ne è stato primo motore, una figura più antica di El di Ab Ram.


Con il cielo contorna e lega Terra ed Acqua, materie pesanti che tendono a discendere, e il Fuoco, materia volatile che tende ad ascendere, permettendo il formarsi e permanere delle cose. È il patrono e signore degli Inizi, dei Passaggi e, di conseguenze, delle fini. Da lui origina il Tempo Mitico e quello Storico, e il seminatore del genere umano che dà origine ai popoli. Ma lui scende tra gli uomini, vive tra loro e li guida, accogliendo ed aiutando altre divinità benevole, come Saturno che aprì (e chiuse) l’Età dell’Oro.

Sono cose da sapere, la Conoscenza da recuperare…

 

P.S.: È forse strano, e forse no:

il suono nella antica parlata indoeuropea del nome di Giano - Ianus era: "ei - yaa – yaa - tu". Esattamente come il ciclo dei Kiai che scandiscono e motivano le tecniche nelle Scuole di Arti Marziali classiche del Giappone.

Questa ripetizione completa scandisce la fine di ogni serie. Fine, e Ri-inizio...

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