TRADUCIAMO IN MODO CORRETTO “YŌSEIKAN BUDŌ” (e KI)
 
Il significato corretto degli ideogrammi che compongono il nome della nostra Scuola.
E qualcos’altro…
 
Rispetto a svariate decine di anni fa, quando la mia generazione di appassionati iniziò il cammino nelle Arti Marziali, oggi c’è molto molto materiale informativo in più grazie al web. Ovviamente, come sapete, c’è anche moltissima spazzatura, ma oggi non mancano siti e pagine dedicate a vari argomenti, tra cui le Discipline Marziali giapponesi, redatte e curate in modo corretto ed autorevole da studiosi di rango e da conoscitori “veri” delle materie che trattano. E questo è l’aiuto “diretto” del web. Un altro importante aiuto, “indiretto”, è costituito dalla possibilità, attraverso le “librerie on line” come Amazon ed altre, di aver accesso a una maggiore quantità di libri fondamentali ed esaurienti su gli argomenti che interessano.
Tutte cose che, fino a poco tempo fa, non erano disponibili.
Nel campo che in questa sede ci interessa, ovvero il Giappone con la sua storia e cultura, e precisamente le sue Arti Marziali, sia Bugei che Budō, sono stati fatti enormi progressi nel materiale a disposizione in questi ultimi anni, inoltre si è formata una rete interconnessa tra studiosi e praticanti di livello di tutto il mondo, per cui OGGI è possibile revisionare tutto quanto si sapeva, o credeva di sapere, ed aggiungere una nuova e ricca quantità di nuove conoscenze ed approfondimenti.
Molte cose devono essere corrette, aggiornate o conosciute ex-novo.
Come in tutte le cose, ovviamente, c’è chi resiste e si abbarbica alle precedenti e palesemente errate informazioni ed interpretazioni.
Ma a noi non interessa, andiamo avanti.
Alla luce delle “scoperte” più recenti (o meglio, precisazioni) c’è la necessità di rivedere due traduzioni, due interpretazioni finora comunemente accettate, attribuite a Yoseikan Budo e alla parola “Ki”.
In base a dei dati trovati in testi giapponesi, ho capito che era necessaria una più precisa traduzione di “Yōseikan Budō”, riporto qua di seguito le proposte e le conclusioni a cui si è arrivati attraverso questo studio.
YŌ (), l’attuale e abusata tendenza è quella di tradurre questo ideogramma con il verbo “insegnare”, declinandolo. E’ SBAGLIATA. Insegnare in giapponese è “Oshieru” (ideogramma molto diverso), mentre Yō (la “o” è lunga) possiede il significato di “nutrire, allevare, tirare su qualcuno”.
SEI (), è il “punto focale” della parola “Yō SEI Kan” (養正館).
Esaminando sul dizionario, vediamo che vuol dire “agire correttamente; giusto, corretto”. Nel linguaggio delle scuole di Arti Marziali giapponesi, questo ideogramma si trova spesso e vuol dire: possedere costantemente correttezza e giustizia, avere “l’animo giusto e corretto”. Più che un complemento è l’indicazione di uno stato d’essere: possedere in se la giustizia, giustizia che per gli orientali è l’adempimento del “mandato celeste”. Chi è in questo stato sa di possedere la stessa forza e verità della giustizia divina, dunque non ha esitazioni nell’azione, né può fallire.
Questo tipo di “attore” così definito dall’ideogramma SEI (e da BU) non è molto diverso dal “cavaliere perfetto” della “materia di Bretagna”, dal “vir bonus” dei romani o dal “giusto” delle religioni del libro.
Anche dando uno sguardo alle discipline dell’iniziazione Occidentale ed Orientale, si vede che, in questo stato, l’ “Alto” e “Basso” alchemici si sono unificati, le azioni sono sempre corrette, non c’è pausa nell’azione stessa, che scorre nel tempo senza quegli ostacoli che vengono da uno stato imperfetto e non in equilibrio.
KAN () è un altro ideogramma a cui si è dato un significato FORTEMENTE erroneo. Vale a dire quello di “casa” con sottointeso il significato occidentale di famiglia, stirpe, gruppo sociale, un po’ come, per dire, la “Casa di Savoia”, i Lannister o gli Stark, i Borboni, intendendo oltre i membri del “sangue” anche i “parenti” e i seguaci.
Oppure “scuola” con l’idea di una corrente tecnica e didattica, ma in quel caso dovrebbe scriversi “ryū” o “kai”.
No!
KAN riferisce PROPRIO ad una struttura fisica, architettonica, è un luogo "fisico", non un'associazione od un gruppo di persone. Letteralmente: palazzo, abitazione, sala, piccolo castello. In Giappone, per esempio, “toshoKAN” è la biblioteca, “taishiKAN” è l’ambasciata, “bijutsuKAN” è il museo. La cosa migliore, salvo ulteriori suggerimenti, è usare il significato di “sala” o “aula”, come indica nei nomi “Kodōkan”, “Butōkan”, che ha anche un significato simbolico e culturale Occidentale omogeneo con quello originale. I luoghi di vario nome con il suffisso – Kan – originano come aule di studio e meditazione poste nei complessi dei templi buddhisti. Si tratta di grandi padiglioni, strutture usate in seguito dai primi insegnati di Arti Marziali storici.
Possiamo visualizzare “Kan” come una grandissima aula dove si esercitano in contemporanea tutti i praticanti sinceri di Yōseikan Budō nel Mondo.
Vediamo ora BUDŌ (武道).
BU () significa “guerriero” nei significati tradizionali che si dà a questa parola, che è differente da “soldato”. Bisogna evitare di dare melensi significati “buonisti-arcobalenanti”. La lettura originaria dell’ideogramma vedeva un uomo con una lancia in spalla, il “guerriero”, appunto. Nella trasformazione del periodo Edo (1603/1868) e l’emersione del concetto di Budō, la lettura pittorica dell’ideogramma si trasformò in “colui che controlla (arresta) la lancia”, nel senso del potere di usare o non usare l’arma, secondo la circostanza. Le interpretazioni unilaterali tipo “la ricerca della pace”, o fermare le armi”, sono ASSOLUTAMENTE imprecise. Meglio mettere “guerriero” che ha già significati simbolici universali completi, profondi, ben precisi, e anche conosciuti.
DŌ () significa “Via”. Forse, fra tutti, l’unico ideogramma a cui viene attribuito il significato esatto. “Via” come cammino di crescita e conoscenza, similitudine che si trova anche in Occidente.
Fatta questa precisa analisi, come si può tradurre in italiano il nome Yōseikan Budō ?
Direi “La Sala che sviluppa il giusto modo di essere secondo la Via del Guerriero”.
Probabilmente si può aggiustare un po’, ma ci siamo.
Notare la differenza di concetto: non è una azione di insegnare “con onestà e rigore”, ma bensì il proponimento di cambiare, sviluppare “dall’interno” dell’individuo tutto il suo “modo d’essere” secondo un indirizzo preciso: il cammino iniziatico e applicativo del guerriero reale.
Questa nuova e corretta interpretazione dà, secondo me, più bellezza e valore alla nostra Scuola.
Andiamo avanti. Bisogna correggere il significato attribuito ad un altro importante ideogramma presente nelle Arti Marziali: KI ().
Normalmente a KI () viene dato il significato di “energia”. Volgarmente si fa più riferimento alla cosiddetta “Energia Interna o Sottile”, a cui si danno le più svariate valenze.
Invece KI () secondo la lingua giapponese significa: spirito, mente, cuore, natura, disposizione, motivazione, intenzione, umore, sensazione, atmosfera ed essenza. Da approfondire della triade “spirito, mente, cuore” quanto il significato dell’ideogramma “Ki” si differenzi dall’ideogramma “Shin” ( cinese “Shen”, e lo stesso ideogramma che si usa per “Kami” e in “Shintō”) a cui si attribuisce spesso lo stesso significato.
Facciamo un esempio: Aiki (合氣), tradotto finora come “Unione delle Energie” alludendo alla propria energia e quella dell’avversario, e anche ad una “Energia Universale” onnipresente, vorrebbe dire piuttosto: “Unione/armonizzazione delle essenze” o “delle intenzioni, sensazioni, motivazioni”. Sottilmente cambia.
KIAI rappresenta l’opposto e, alla luce di questa nuova interpretazione, si potrebbe rendere con “l’azione attiva dell’intenzione che agisce”. 
Questi interessanti punti trattati introducono ad un altro argomento. Dovrebbe essere chiara la necessità di informarsi e fare circolare le informazioni, in modo da “correggere” tutte le inesattezze e falsi miti (tipo il farlocco ninjutsu, il significato delle cinture, varie altre leggende “orientali” nate in Europa, etc.) e così migliorare la propria pratica. Pratica vista, giustamente, all’orientale, come azione che opera contemporaneamente sullo spirito, sul mentale e sul corpo fisico.
Sapendo usare queste fonti si schiariscono le idee, si pulisce il movimento, si comprendono meglio le motivazioni e si evitano le varie superfetazioni di “giapponeserie” che purtroppo ci affliggono.
La ”ricerca delle fonti” storiche, letterarie, ideologiche, fisiche è un punto molto importante della mia ricerca e, ovviamente, questo, il risultato ottenuto, si manifesta nella mia opera di “riversare” e “trasmettere” le mie conoscenze, cosa  che costituisce il “Bugei” che pratico.
Per questo studio e queste nuove informazioni devo ringraziare la collaborazione dell’amico, senpai e mastro Costantino Brandozzi di Ascoli, valente ed appassionato studioso (e più portato per le lingue di me).
 
Adriano Amari

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