Kata, Filologia, e gli Scritti criptati

 

Questo intervento-studio lo considero, almeno per me, importante.

Espongo alcuni dati “estratti” dallo studio, che è un “doppio”, un insieme di due fattori in vari equilibri come ci insegna il Taoismo e l’Alchimia. Queste due parti sono, da una parte la pratica, a sua volta divisa in due “maniere”, dall’altra lo studio a tavolino. La prima parte, quella “sul Tatami”, mi vede impegnato in due diversi atteggiamenti: uno, lo studio “puro” e separato di ogni Arte Marziale che pratico, due, l’adempimento dei principi della scuola Yōseikan in cui, nell’insieme corpo/mente/spirito, le discipline in blocco vengono montate in un unico, coeso, armonico, meccanismo funzionante, influenzandosi e “spiegandosi” a vicenda.

 L’intervento mi è stato ispirato dalla lettura di un interessante ed ispirante post su una pagina Facebook che ho selezionato. Non dico il nome della pagina, perché non è importante e potrebbe far confusione. Sappiate che è dedicata ad una scuola di Bujutsu storica, e gli articoli o filmati che riporta fanno riferimento ad argomenti e tecniche della scuola stessa. Questo conferma il solido (e solito) detto che le cose non sono bene o male in sé, ma dipende dell’uso che se ne fa, il che vale anche per le armi e per FB.

 

Primo punto, come ho scritto anche altre volte e voglio ripetere e ripetere ancora, io penso/seguo ad una linea di studio (che cerco di attuare) che chiamo “Filologia dell’Arte Marziale”. Con questo termine indico lo studio, fatto sui testi e sulle tecniche, l’indagine sugli influssi culturali - e quelli “del campo di battaglia” - che hanno determinato il “linguaggio” delle Arti Marziali – in questo caso giapponesi – in generale e nel particolare di ogni singola scuola. Si cerca di ricostruire le linee di interscambio tra i vari maestri caposcuola e i loro continuatori, d’individuare la cronologia di ideazione di Kata e singole tecniche, le modifiche che possono essere state effettuate nel tempo.

La mia è un’idea propositiva e una piattaforma di studio su cui mi cimento, ben conscio dei miei limiti logistici, di accesso alle fonti e di capacità personali. Sono però sicuro che un simile lavoro è possibile e che, facendolo, provando e riprovando, è possibile trovare pian piano strumenti e risultati.

Facciamo un esempio. Sappiamo che la disciplina chiamata Iai o Battō, sguainare e colpire istantaneamente con la spada, ha un’origine molto più antica rispetto a quando è generalmente creduto. Colui che è considerato l’ideatore, Hayashizaki Jinsuke visse tra la seconda metà del XVI e la prima metà del XVII. Ma, come altri studiosi hanno ipotizzato, l’origine di questa tattica è più antica, almeno due – tre secoli prima. La necessità di sguainare la spada contro un attacco improvviso e non dichiarato in tempo di pace, oppure doverlo fare per l’arrivo improvviso di un avversario in una fase estranea alla battaglia vera e propria, o la necessità di passare da un’arma da lancio, come l’arco, o più lunga, come la lancia o l’alabarda, alla spada, avveniva con frequenza già in tempi antichi, spingendo il guerriero a sistematizzare le azioni possibili e più efficaci.

Ora, considerando, per esempio, i Kata delle scuole di Katori e Kashima del XV secolo, riflettiamo sugli elementi a disposizione. La montatura della spada sul campo di battaglia era quella conosciuta come “Tachi”, con la spada appesa alla cinta col taglio verso il basso per mezzo di due catenelle. In tempo di pace, senza armatura, quale era, invece, la montatura adottata? L’Uchigatana (spada portata inserita nella cintura con il taglio in su) è un sistema che iniziò a diffondersi durante il periodo Muromachi, ma fu solo nell’ultima parte del XVI secolo che divenne comune. Di conseguenza, nel XV secolo la condizione di possedere la montatura tipo Tachi doveva essere la più usuale. Considerate inoltre che non è possibile né infilare una Tachi in una cintura, né, viceversa, appendere una Uchigatana al fianco.

Per estrarre il Tachi in modo veloce, è necessario prendere il fodero vicino l’elsa, avvicinare con la mano sinistra l’arma alla mano destra e poi riportare il fodero indietro, nel mentre la destra fa presa sull’elsa e sfodera la spada. Si vede bene che questa azione, in queste condizioni, favorisce primi tagli montanti ed orizzontali. Se si esaminano i Kata di Iai delle scuole suddette – adesso eseguite con la spada in montatura Uchigatana - si nota come si adattino abbastanza bene a questa ipotesi che ho visualizzato.

Chiaramente, negli anni la tecnica si è adattata ai cambiamenti di ambiente e costume, caratteristica propria di quelle tecniche-capolavoro elaborate dai Fondatori. Ma, nella struttura, è ben visibile la stratigrafia generale e le possibilità che il movimento originario fosse diverso.

 

Punto secondo.

Torniamo sui Kata.

Riassumo cose già dette in altri articoli. Il Kata è uno strumento ottimizzato, un sistema di conoscenza con diversi livelli di lettura. L’osservatore ignorante spesso si fa condizionare dagli aspetti visivi dell’esercizio, soprattutto guardando dall’esterno, per cui non ha possibilità – soprattutto perché non ha la cultura e conoscenza sufficienti per farlo (in sostanza è un’ignorante ma non ha la capacità di riconoscerlo, e questo è un secondo fattore di ignoranza aggravata) – di comprendere cosa si sta effettivamente mostrando e proponendo, e senza tentare di capire emette un superficiale ed ebete giudizio negativo, o una pedissequa replica.

C’è anche l’esecutore ignorante, un praticante che non riesce ad accedere alla lettura di ciò che fa.

C’è anche la colpa di istruttori superficialmente formati che non hanno compreso quello che fanno ed insegnano, o non gli riesce fisicamente. Invece di comprendere le abilità superiori che il Kata gli vuole insegnare, che richiedono una trasformazione di sé stesso e il raggiungimento di uno “status” superiore al precedente, l’esecutore o l’istruttore ignorante decide che la sua incapacità è colpa dell’esercizio, non sua, e rifiuta la trasformazione alchemica per la paura di lasciare ciò che crede di saper fare.

Questa ignoranza è molto diffusa negli ambienti ad impronta sportiva-agonistica, dove viene propagandata una pratica “quantitativa” invece di quella qualitativa.

 

Ora, qui non voglio tornare né sulla ricerca dei “Principi” nelle tecniche singole e nelle sequenze, né sugli “strati”, né sul discorso Kata Singolo/Kata a coppie (o “vero” Kata). Ci sono già degli articoli e mi riservo casomai di ripubblicarli sul mio blog “Il Filo del Pensiero” [1]. Si tratta di un discorso di apprendimento: noi ereditiamo una grande mole di conoscenze da chi ci ha preceduto, aggiungiamo le nostre e le diamo in eredità ai nostri discendenti. È un concetto che, per rimanere nell’ambito delle Arti Marziali, i Maestri caposcuola e i loro principali esponenti hanno sempre ripetuto [2]. Se si guardano gli studi di chi si occupa di rimettere in luce il nostro passato (archeologi, storici, archivisti, paleontologhi, filologi), si vede bene come sia importante ricostruire i modi di vita, di pensare, le abilità, i rapporti sociali ed economici, le religioni e la conoscenza. E come vuole l’idea dei corsi e ricorsi, per stupidità o eventi distruttivi, si vede bene quanto sapere è stato perduto, sapere utile importante, e quanto sia bello quando si riesce a riscoprirne una parte, e progredire nelle nostre conoscenze. E come questo progresso sia interessante, importante, formativo anche oggi.

Di conseguenza, la ricezione di istruzioni e spiegazioni che riguardano il materiale che abbiamo a disposizione è una ricchezza inestimabile. È vero che tali istruzioni seguono un procedimento iniziatico, ma occorre dire che tale iniziazione è una precauzione più che legittima e doverosa, la conoscenza non è un potere che può essere lasciato accessibile in modo indiscriminato, deve essere raggiunta attraverso un processo cognitivo faticoso, individuale e/o collettivo. Nel campo del Kata, le conoscenze sono distribuite su successivi gradini, che l’istruttore sapiente e responsabile comunica al momento giusto all’allievo, o, meglio, guida lo stesso all’autoscoperta attraverso l’esperienza progressiva. Il problema è, ripetiamo, c’è o non c’è questa conoscenza? Purtroppo è una dote rara, e, come si vede, chi non sa, invece di cercare di sapere o fare riferimento a chi sa, per non mostrare la sua insipienza mistifica la conoscenza, la ridicolizza – la antica fiaba della Volpe e dell’Uva – perché teme di perdere potere.

Basta, andiamo avanti…

 

La Materia dei Kata storici è un punto molto importante, credo bene che la verità delle Arti Marziali dipenda da questo, avere la profondità abissale che in realtà hanno, o diventare una pozzanghera melmosa di cose inventate - d’ora in poi – come vorrebbero gli scientisti?

 

Consideriamo un altro punto di studio nella indagine sui Kata storici, che serve anche come strumento di decrittazione anche dei Kata più moderni. Va fatta una premessa: molte cose sono state perse anche in questi ultimi decenni, e diverse informazioni sono state, appunto, mistificate da diversi cosiddetti “divulgatori” in modo da poter diffondere la versione più semplice e gestibile nei confronti delle masse. Parlo del Jūdō, di varie scuole di Karate, dello Yōseikan Budō [3] e anche di alcune correnti di Kendō.

Veniamo a noi. C’è una cosa che non molti sanno, o se lo sanno non collegano: in tutte le scuole i fondatori e i loro successori scrivevano dei documenti di istruzione/spiegazione che si interfacciavano con i Kata della stessa scuola. Gli scritti avevano un ampio ventaglio di modalità di redazione, nelle scuole storiche erano destinati esclusivamente ai capiscuola da detentore a successore, in alcuni casi degli estratti venivano consegnati agli allievi più bravi, che raggiungevano la completezza dell’insegnamento [4]. Nelle scuole moderne queste istruzioni sono più oggettive e disponibili, ma con vari gradi e crittografie.

Comunque venissero scritti, anche apparentemente discorsivi o astrusi, i documenti davano delle istruzioni di lettura dei passaggi dei Kata e degli scopi da raggiungere progressivamente.

Torniamo all’articolo ispiratore. Lo scrittore, praticante avanzato di una scuola classica e con una ottima cultura teorica e pratica delle sue varie correnti, dice che esiste un nucleo didattico delle forme originariamente composte dal fondatore, e che, in alcuni passaggi incrociati dello scritto “segreto” composto dallo stesso fondatore, sono presenti – non esplicite, ma riconoscibili da chi sa leggerle – le istruzioni precise sulle varie “cadenze” da utilizzare per ogni singola “figura”, lo stato mentale, le cose da riconoscere nella “Spada” (insieme tecnico, biomeccanico e mentale) dell’avversario e come trovare ed applicare il modo migliore di contrastarlo.

Mi rendo perfettamente conto che molti dei lettori possono non capire cosa significa, ma altri si, e spero che ci riflettano.

Siamo troppo fermi e bloccati sull’apparenza visiva di quello che avviene, o “fissati” sull’apparente concetto vinco/perdo. E’ ovvio che c’è una “musica” nella tecnica, e lo spartito è nascosto “in piena vista”…

Oltre le Spade, affilate tastiere e archetti, guerrieri!

 

[1] un esempio sul Blog Aikido Italia Network: https://simonechierchini.com/2020/06/23/kata-il-grande-incompreso/

 

[2] Minoru Mochizuki sensei e Hiroo Mochizuki sensei hanno ripetuto più volte questo concetto, l’eredità degli antichi. Per questo mi desta sempre sconforto e riprovazione quando vedo la gente, tipo tanti istruttori “moderni e scientifici” di discipline sportive da combattimento – ex Arti Marziali – e/o anche certi istruttori di Yoseikan Budo, che scoprono ogni mattina l’acqua calda e la ruota, oppure imboccano percorsi falsi e dannosi, per la tecnica, lo spirito, e il corpo umano.

 

[3] Come non vedere precisi riferimenti tra Kata come il Tai Sabaki e le forme a coppia del Wadō Ryū, tra Happoken e Naianchi – ovviamente nelle loro versioni originarie ed intatte.

 

[4] Un esempio di “informazioni” passate agli allievi diplomati è il testo delle “12 Regole” dell’Ono-ha Ittō Ryū, mentre un testo riservato è l’ “Ittōsai Sensei Kenpō Sho”, da me trattati nei “Compendi di Umekiyama”, n.° 2 sub 1-4

 

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