Mondō: colloquio tra maestro ed allievi (1)

“Mondō” (– letteralmente “domanda e soluzione) è un termine buddhista che definisce una conversazione “domanda-risposta” tra maestro ed allievo. Ci può essere un argomento proposto o far riferimento a lezioni passate, o no. La domanda può essere “guidata” dal maestro o no. Il fatto che l’allievo ponga una domanda è segno di una conquista che lo stesso ha fatto sull'argomento. La domanda può avere una risposta verbale o di diverso tipo.

 

Oggi propongo questo argomento. Mi aspetto domande di persona o attraverso il settore “commenti” del blog.

La pratica, la lezione, insegnamento, apprendimento

 

“Fare” una attività motoria derivata dal combattimento non è la stessa cosa di qualsiasi altra attività fisica. Se è più che vero che ogni attività corporea, oggi rubricata superficialmente come “sport”, ha influenza su tutte le tre “parti” dell’individuo, Corpo/Mente-Anima/Spirito, solo le Arti Marziali hanno un “qualcosa di più” di base. Le “altre” possono averlo, ma è una singolarità data dall’individuo, non dalla disciplina nel suo senso generale.

Il combattimento è la rappresentazione magica dell’agire, interagire e procedere dell’Universo. Il combattimento non è necessariamente conflitto, con il risultato obbligato della propria sconfitta o dell’annientamento o sottomissione dell’altro, ha moltissime sfumature da due poli opposti. È la danza simboleggiata dal Tao, dall’unione dinamica di Yang e Yin, nelle sue molte sfumature.

Unendosi o sottraendosi, le energie creano le cose e l’Arte Marziale, attraverso il combattimento rituale o effettivo, ripercorre questi eventi e li conosce, dando possibilità all’adepto di adattarsi.

Il combattimento non avviene mai solo fisicamente, ma impegna le tre “parti” in varie misure. “Parti” a volte collegate tra di loro come ruote di ingranaggi, a volte separate come alte torri o bassi piazzali.

Di conseguenza la pratica di un’Arte Marziale è un’attività che coinvolge l’intero individuo e lo connette con la sfera universale. È un Arte dove la tecnica viene esaltata e da qui diventa una Via di Conoscenza assoluta.

 

Per me la pratica è molte cose:

-      La connessione tra le mie “tre parti”;

-      un momento di GNOSI;

(Gnosi = Conoscenza. Ha preso il particolare significato di attività/stato di coscienza che permette un contatto diretto con la dimensione divina/divinità, conoscenza che porta verso l’illuminazione (Satori) e l’autorealizzazione completa come “ipsissimus”. La “conoscenza di Dio”);

-      sviluppo tra azione e meditazione;

-      La lezione mette in relazione tra di loro diverse sfere individuali, alcune consce, altre agiscono per istinto e per “reminiscenza”, e porta la condivisione degli archetipi. La percezione di questi stati diversi e la loro interazione dà all’istruttore e agli allievi avanzati elementi per “accordare” l’ego vibratorio che unisce le “tre parti”;

-      L’allenamento individuale: ripetizioni da solo in gruppo (Kihon, Suburi), di Kata a singolo formano un’energia di somma che “corregge” gli squilibri personali. Le esecuzioni a solo permettono all’adepto di accordarsi direttamente con la sfera universale – ma è una via che può trovare falsi sbocchi, se non si è accuratamente obiettivi;

-      L’allenamento a coppia, Kihon, Kata e Randori offre vari sistemi di gestire un rapporto con l’ “altro” e di cercare una armonizzazione, o una modulazione dei ritmi - il proprio, quello dell’altro, quello che scaturisce dalla interazione dei due ritmi, quello della sfera universale, quello dato dalla somma dei presenti più la sfera universale. Qui è più corretto il cammino, perché la modulazione tra opposti è sempre presente.

 

Per cui la pratica dell’Arte Marziale è un’operazione mistica, gnostica, una religione universale che travalica di molto i soli elementi del rafforzamento fisico e del combattimento, che non deve essere inteso come sopraffazione (elementi comunque parte del tutto ma insufficienti, spesso devianti, da soli) e espressione di egotismo.

Nel combattimento attivo e passivo, movimento e pausa, Yang e Yin, Gō e Jū, Kiai e Aiki DEVONO essere sempre presenti, altrimenti la via DURA e quella MORBIDA, troppo prevalenti, porteranno verso l’abisso, consapevolmente o no.

Non esistono Arti Marziali offensive o difensive. Sono nozioni erronee ed ipocrite. L’Arte Marziale è un sistema di Attacco-Difesa completo.

Per me il Budō, o il Bujutsu o ogni altra Arte Marziale, è una pratica sacra e consacrante, che va santificata nell’azione che coinvolge tutte le tre parti in blocco (ognuna individualmente - corpo/mente/spirito - nella sua espressione specifica e nel suo modo di agire/conoscere/ esprimere/evolvere, poi le tre coppie corpo/mente, corpo/spirito, mente/spirito e, infine nella Triade completa).

 

Aspetto domande…

 

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